IL MIO SPIRITO ESULTA ALLA CHIAMATA DEL CRISTO RISORTO

Archimandrita padre Elia

Traduzione dal francese: Luca Bonetto

Revisione & stampa “Testimonianza Ortodossa”

INTRODUZIONE

Questo volume dal titoloil mio spirito esulta alla chiamata del cristo risorto”contiene due piccole ma importanti opere dell’archimandrita padre Elia Delaunne, igumeno del Sacro Monastero della Dormizione della Theotokos, situato nella regione dell’Haute-Alpes, in Francia, sopra un altopiano isolato, a circa mille metri d’altezza e circondato da montagne le cui cime sfiorano i duemila metri di altezza.
Il monastero è stato costruito dai monaci stessi, grazie all’aiuto di numerosi fedeli, sulle rovine di un’antica frazione: “Nostra Signora di Beauchaine”. Questa frazione era, fino alla rivoluzione francese, un cascinale che apparteneva alla certosa di Durbon, oggi in rovina. La posizione del monastero permette l’equilibrio tra il ritiro, “l’allontanamento dal mondo” essenziale per una vita monastica autentica, e il servizio pastorale di cui la Chiesa Ortodossa di Francia ha bisogno.
La prima opera, “la mia gioia: cristo è risorto”, è divisa in tre grandi capitoli. Nel primo racconta della gioia che può scaturire da Colui che è “uscito dalla tomba il terzo giorno”. I patriarchi esultarono quando il Signore disse: “Abramo ha esultato nel vedere il mio giorno ed ha gioito” .. I profeti esultarono, danzavano per la gioia di fronte all’arca, la Madre del Verbo di Dio trasaliva di felicità. E noi, invece, noi siamo tristi, come pietre tombali destinate a perdersi.
Il secondo capitolo è dedicato all’ascesi, in quanto la gioia, nella grande tradizione ascetica cristiana autentica, si presenta come il principio dell’ascesi, l’elemento indispensabile che la rende sana e ricca. Padre Elia descrive le basi dell’ascesi e quello che invece ascesi non è, descrive la conoscenza di se stessi, parla di ascesi e peccato, di come vivere secondo lo Spirito, percorrendo il lungo cammino del penthos.
Nel terzo capitolo l’autore affronta il tema della libertà dal punto di vista cristiano: La parola libertà, nel mistero della rivelazione di Cristo, contiene un significato molto particolare. Numerosi Padri della Chiesa si sono prodigati per svelarne il senso, giungendo a una spiegazione quasi unanime: “La libertà è la condizione nella quale si riesce a superare tutte le opposizioni di questo mondo”. Alla domanda che molti di noi si pongono se già in questa vita possiamo sperimentare l’eternità, risponde che tutti i significati legati al pensiero della morte, li troviamo presso chi vive e invecchia nell’ascesi. Possiamo accumulare esperienze, viaggi, divertirci, ma alla fine a cosa serve tutto questo se non si sa ciò che si è in vita?
Attraverso la seconda opera, “la chiamata dello spirito al deserto”, invece padre Elia ci avvicina al mondo monastico, ai suoi pericoli, al combattimento del monaco per raggiungere la perfezione esponendo la vita monastica e cristiana in modo privo di illusioni e sentimentalismi, visto con gli occhi di un monaco e non dall’esterno. Al centro dei nostri propositi lo Spirito ci chiama al deserto interiore, là dove Dio è il “Dio della mia vita” e non solo più un concetto.
Il monachesimo è essenzialmente l´esperienza ai confini delle possibilità umane. Il monaco, nella sua esistenza, “sfiora tutti i campi del possibile”. Il monastero incarna anche il luogo della grande contestazione, quella che comincia dentro se stessi. In tal senso un monastero è anche, e inevitabilmente, il luogo della “grande tribolazione” di cui parla l´Apocalisse: la rivoluzione che l´uomo è chiamato a compiere, in se stesso, su se stesso, nel nome di Dio per invertire il corso naturale delle cose. La liberazione dalle necessità del quotidiano diventa, alla fine, uno strumento per la ricerca perpetua di sé. Si tratta di un conforto spirituale più che un germoglio dello Spirito!
L’igumeno Elia racconta della difficoltà della “catarsi” del monaco, della difficoltà di spogliarsi dal proprio Io e dalla propria egocentricità; come dei momenti di difficoltà e di crisi nel corso della vita monastica.
Nella seconda parte di questo suo lavoro chiamata, “Pensieri Monastici”, in tre capitoli, espone e analizza i tre tipi di vocazione per entrare nel mondo monastico; espone la difficoltà che incontra il monaco e colui che vive nel mondo di seguire la volontà di Dio, la difficoltà di sottomettere il proprio Io, di bandire l’individualismo e fondere il proprio io con il resto della comunità monastica perché, ci ricorda, le comunità monastiche venivano e sono chiamate con il termine kinonìa cioè comunione e che Dio stesso è comunione: Tre in Uno.
Padre Elia conclude ricordandoci che avere lo Spirito di Cristo significa amare Dio con tutta l’anima e farsi servitore di tutti e pregare per il mondo e questo naturalmente è il fine al quale dovrebbe aspirare il monaco come ogni cristiano.
Questa è un’opera, direi un dono, che ci conduce nel mondo monastico, nel cosiddetto deserto, aiutandoci a comprendere meglio la chiamata dello Spirito. Padre Elia ci offre un’analisi lucida e preziosa in queste due opere anche se in alcuni passi subisce il punto di vista di un ortodosso occidentale.

Stilianos Bouris
Direttore editoriale


Gv 8:56.